lunedì, Febbraio 24, 2025
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Vini di Confine di Matteo Carlucci

Quando sono stato in Friuli la cosa che più mi ha colpito è stato il concetto di confine. Un limite immaginario, che solo la mente perversa dell’uomo poteva concepire. Dare limiti a terre che non ne hanno, a una natura che parla la stessa lingua di qua e di là da una linea invisibile. Parlando con i produttori ti possono indicare un punto e dire “Guarda, dopo quel filare è Slovenja”. 

Le mani cambiano come possono cambiare all’interno della medesima collina, le uve si diffondono similmente in Italia e di là dal confine.

Io ricordo un’aria strana, sospesa, come di anime sacrificate su queste terre, che ancora la coprono di un alone grigio. Pochi decenni fa il confine era attivo e sorvegliato, ancora prima le terre contese da guerre. Queste terre hanno vissuto un rilancio anche e soprattutto grazie alla viticoltura, che ne ha plasmato i territori e le economie. E negli ultimi quattro-cinque lustri un nuovo movimento si è sviluppato, come un riscatto, un ritorno alle origini, una ricerca di radici perdute

Inizio Radikon con le prime macerazioni sulle bucce, lo segui a brevissimo Gravner, provenendo da un altro percorso, da quell’incontro con i vini georgiani e le loro anfore, che gli aprirono un nuovo mondo, che da allora ha accolto e mai più abbandonato. Un movimento che non è solo fatto di scelte tecniche, ma anche agronomiche, ecologiche, filosofiche. Un numero sempre crescente di produttori ha abbracciato il biologico e spesso le tecniche biodinamiche, inseguendo un rinnovato equilibrio tra attività umana e natura.

Spesso le scelte hanno portato anche alla valorizzazione dei vitigni autoctoni, e alla riscoperta di vecchi cloni, in un mondo enologico, quello friulano, generalmente dominato e indirizzato dai vivai e dalle loro selezioni.

Da tempo mi frullava in testa l’idea di andare a toccare tanti produttori che ho avuto la fortuna di incrociare nel mio percorso e nelle mie bevute, andando a metterli a fianco, così come a fianco sono geograficamente, nonostante diversi stili e differenti scelte.

E coinvolgere amici appassionati in questa carrellata era fondamentale per un confronto, un riscontro, per dare il via a ragionamenti e liberare intuito e libertà di pensiero, condividendo insieme vini di alto interesse.

Questa la successione, voluta suddividendo per vitigno.

Il friulano:

Vignai da Duline – Grave Friulano La Duline 2015: dal recupero di vecchi cloni di tocai giallo (originario del Friuli) insieme ad uve di tocai verde (il biotipo oggi più diffuso in Friuli). Ho un debole per il lavoro di Federica e Lorenzo, due anime sensibili e gentili, con un grande talento per il vino. Mi perdo tra agrume maturo, toni torbati e frutto di pesca, e un sapore che esplode di frutto giallo, salinità fine e dinamica incalzante. Un inizio col botto, un vino emblematico, lontano dai friulani tutto verde e sensazioni linfatiche, ma al contempo con più ritmo e un dolce equilibrio tra le parti.

I Clivi – FCO Friulano San Pietro 2013, da vecchie viti di 60 anni (piante stupende per le quali da sole vale il viaggio) coltivate in biologico con grande attenzione alla custodia di tale patrimonio. Vinificazione in acciaio e lunghe soste sulle fecce fini sono i tratti comuni della produzione di Mario Zanusso. Il tappo al limite della tenuta fa virare il vino su note nette di vongole e miele di castagno. Il sorso si mantiene elegante ed intrigante, ancora di bella progressione, con accenti di agrume candito e sorso comunque elegante.

Raccaro – Friulano Vigna del Rolat 2010. Incarna lo spirito più tradizionale dei bianchisti friulani. Vinificazioni pulite e nette, solfitazioni piuttosto alte, che restituiscono un vino impeccabile ma un po’ immobile, inizialmente chiuso, su sensazioni di gesso, poi apre su note linfatiche e agrumi verdi. Corrispondente al sorso, teso, dritto sulla sua spinta acida, ben sapido nel finale, ma sempre identico a se stesso per tutta la serata.

Miani – FCO Friulano 2008. Produttore iper-celebrato, da piccole tirature e prezzi piuttosto alti, con assegnazioni fisse delle sue bottiglie e quindi una certa speculazione. In annata abbastanza debole ha prodotto questo Friulano senza l’abituale menzione del singolo vigneto (quindi da un assemblaggio di più vigne). Un vino vinificato in legni nuovi che si presenta sotto un profilo ossidativo, tra camomille, vaniglia, miele di acacia, che virano poi su tabacco biondo e cacao. Se il naso può destare qualche interesse a deludermi personalmente (e non è la prima occasione) è la bocca, un po’ vuota e piatta, leggermente stanca e senza guizzi nè allunghi.

Ronco Severo FCO Friulano Riserva 2011. Etichetta emblematica del lavoro del viticoltore, in costante equilibrio come su una sedia traballante. Scelte naturali in vigna ed in cantina, per questo vino dall’identità forte, dal colore carico e profumi intensi, di agrume, erbe mediterranee, frutta secca. Sorso pieno ma di grande eleganza, senza asperità tanniche ma grande avvolgenza e freschezza che ne allunga il sorso ed il sapore. Bella interpretazione, che mostra subito come macerazioni virtuose possano valorizzare vitigno e territorio.

Gli uvaggi:

Zuani – Collio Bianco 2017 Riserva. Dal progetto di Patrizia Felluga a San Floriano del Collio, questo è l’unico vino aziendale a fare legno piccolo in affinamento, blendando basi di chardonnay, friulano, pinot grigio (da vigne di 60 anni) e sauvignon. Emergono le sensazioni di legno, tra note balsamiche e speziate, unite a sentori di mela dolce. Vino ben fatto ma che non scuote gli animi dei presenti.

Skerk – Ograde 2011 piccoli vigneti carsici. Come recita il nome, le uve di Vitovska , Malvasia, Sauvignon e Pinot Grigio vengono da piccole particelle, dette “ograde” appunto in lingua locale. Agricoltura in piena sintonia con la natura ed i suoi cicli, basse rese, vendemmie piuttosto tardive, macerazioni sulle bucce di circa 15 giorni, in mastelli di legno, poi affinamento in legni grandi per almeno un anno. Un vino che ci ha elettrizzato e scosso. Esplosione di profumi, dal panettone, con tutti i canditi possibili, all’agrume succoso, fino quasi alla nota metallica, e balsami di menta ed eucalipto. Tutto il territorio carsico, di terre rosse e calcare torna nel calice, con un sapore dinamico, incisivo e saporito, succoso e appagante. Un vino da bere senza remore.

Radikon – Oslavje 2008. Qui si arriva all’estremo della macerazione e del “non controllo”. Tutto è estremamente selvatico, scapigliato. I vini di Radikon necessitano tempo ed ascolto, e solo se in sintonia con questo disordine naturale si può apprezzare appieno. La volatile è ben percepibile, anche fuori dalle righe, come altri difettucci che virano su note animali, su cu si inseriscono anche belle resine. Vino selettivo, ma ad ogni modo un bel ricordo di quello che è stato Stanko Radikon (ancora artefice di questa annata).

La Ribolla Gialla:

I Clivi – Ribolla Gialla 2014. Un tappo al limite, insieme ad un’annata debole, ci offrono un vino in fase calante, poco presente.

La Castellada – Collio Ribolla Gialla 2008. Purtroppo altra bottiglia dal tappo stanco, e vino evidentemente in affanno, su note di pop-corn, caramello e torba, non offre grande interesse al palato. Peccato perché altre loro bottiglie mi hanno fatto divertire, con una macerazione che avevo trovato nitida ma ben modulata, con grande materia e bel sapore.

Gravner – Collio Ribolla Gialla 2013. Dopo due tappi sfortunati una bottiglia impeccabile. Trattasi dell’ultima annata uscita, e come sempre in questo vini ci si può perdere, specie al naso, tra radici, fiori secchi, cacao, fichi, olive, un accenno di volatile che rimane ben integrato e veicolo di profumi. In bocca il sorso abbastanza tipico della Ribolla di Gravner, su frutta secca e buoni ricordi di quel che si percepiva nei profumi, ma con meno nitore. Forse il tempo gli darà distensione al palato. Bellissimo comunque tornare al calice al passare dei minuti, sia profumi che sapori evolvono e mutano in maniera molto affascinante.

Radikon – Collio Ribolla Gialla 2000. Altro vino in pieno stile Radikon, ma qui si guadagna in eleganza. La polpa del frutto è più presente, la volatile più inserita, anche se rimane un bicchiere dall’animo scarmigliato e irruento, graffiante e senza compromessi. 

La Malvasia

Ho scelto di concludere col vitigno per me più elegante ed intrigante. Marco Fon lo chiama “la sua principessa”, e rende l’idea.

Marco Fon – Malvasia 2018. Da micro parcelle su terreni carsici, l’ennesimo capolavoro di Marco. Floreale di sambuco, ricco in frutta gialla dolce, accenna a spezie e agrumi. Ritorna al palato avvolgente ma scorrevole, dinamico ma saporito, fresco e sapido, spremuta di roccia e di luce, come solo Marco e le sue vigne sanno condensare.

Vignai da Duline – Malvasia Chioma Integrale 2019. Altro vino simbolo di Vignai da Duline, incarnando la loro filosofia “iper-naturale”. Qui le piante non vengono mai cimate, ma solo pettinate, per lasciare che si regolino da sole, ormai forti dei tanti anni di esperienza nei loro fusti. Questo vino è sempre un raggio di sole, tutto fiori, erbe, frutti anche tropicali, come ananas dolce, e la giovane età fa trapelare lievi sensazioni di fecce fini. Sorso succoso, goloso, aporito, riempie il palato e l’animo, di gioia.

Klabjan Malvazija 2015 (etich. nera). Produttore sloveno di grande talento, qui con la sua selezione, con uve prese da piante dai 50 ai 150 anni, operando poi fermentazioni spontanee e macerazione sulle bucce di 15 giorni, con affinamento in legni usati per 2 anni. Nei profumi sensazioni da whisky, poi uvetta e agrumi, erbe secche, tabacco. Il sorso è deciso, con una quota di volatile che traina un sapore nervoso e agrumato, piccante a tratti, ruvido e graffiante, scuote il palato e fa venire sete. Un vino che non può lasciare indifferenti. Un’altro esempio di macerazione virtuosa e affatto noiosa.

Ad ognuno il suo stile, ad ognuno i vini più congeniali. Ma non vi sottraete a varcare i vostri confini, che come tra Friuli e Slovenia, di fatto sono fittizi, invisibili, inventati. Lasciarsi trasportare oltre è sempre un viaggio al quale non rinunciare.

Matteo Carlucci

Wine Blogger 

Sommelierdellasera 

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