lunedì, Febbraio 24, 2025
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Verticale Cristal e dintorni. Di Matteo Carlucci

Il gruppo Sommelierdellasera continua a cimentarsi in degustazioni che inneschino nuovi ragionamenti, che possano aprire nuovi orizzonti, spesso mettendo a confronto grandi nomi con vini meno celebrati.

Poi sono serate in cui davvero si focalizza su un prodotto di riferimento e, calice alla mano, si vanno a coniare nuovi spunti e quesiti. Quanto valore sussiste davvero dietro a un mito? Quanto ci può lasciare sbalorditi un prodotto (anche in virtù del confronto con un copioso storico di degustazioni)? Quanto siamo disposti a pagare per un vino, in virtù di quello che ci offre?

Stavolta la lista in degustazione era davvero più unica che rara, tanto da suscitare un’interesse record per la serata. Perché una verticale di Cristal ha senz’altro un fascino innegabile già di suo, perché chi lo ha assaggiato almeno una volta può confermare quanto sia un vino incapace di lasciare indifferenti. Poi metteteci anche in mezzo il Cristal 2008, acclamato da molte guide di riferimento come lo Champagne da 100/100, ed il gioco è fatto.

Per non lasciare nulla al caso la parte didattica introduttiva è stata curata dal degustatore e docente AIS Vitaliano Marchi, vero appassionato ed intenditore di Champagne.

Dietro al mito di Cristal infatti c’è tanta storia, e ancora di più dietro alla Maison Louis Roederer che lo produce. E’ una delle sole quattro Maison in mano alla stessa famiglia sin dalla sua fondazione, datata 1776. Oggi è guidata da Frédéric Rouzard, settima generazione familiare, con l’aiuto imprescindibile di Jean-Baptiste Lécaillon, chef de cafe oltreché direttore generale aggiunto.

Fin dagli inizi della sua avventura la maison si è distinta per scelte nette e rivoluzionarie, prima fra tutte quella di acquistare terreni proprio, in controtendenza con l’abitudine di comprare uve dai produttori. Questo si traduce oggi in un patrimonio di ben 240 ettari, di cui un terzo condotti in biodinamica, e per il 95% ricadente in territori classificati (Premier e Grand Cru). Tale parco vitato consente di coprire il 70% della produzione, coprendo il restante con l’acquisto di uve, che partecipano però solo alla realizzazione del loro prodotto d’ingresso, il Brut Premier, del quale rappresentano un circa 40%, a fronte del 60% da uve aziendali.

In cantina è enorme il patrimonio di vini di riserva, fondamentali per la realizzazione delle loro celebri cuvée. Le vinificazioni sono in stile borgognone, con fermentazioni in parte in acciaio ed in parte in tini di rovere (per le uve dai migliori appezzamenti), senza svolgimento della mallolattica, per preservare un’acidità viva che è un po’ la firma e la spina dorsale dell’intera produzione.

E veniamo al mito: Cristal, lo champagne dello Zar. Fu proprio lo Zar Alexandr II a chiedere la produzione di una cuvée a lui riservata, della quale dettò anche i canoni della bottiglia, che ancora oggi si ritrovano quasi in toto. Doveva essere infatti in cristallo perfettamente trasparente (oggi è in vetro), per permettere di appurare la purezza del vino e fugare dubbi di manomissioni ad opera di detrattori che volessero avvelenarlo. E doveva avere un fondo piatto, senza il classico incavo, per evitare che vi potessero nascondere qualcosa all’interno, sempre all’uopo di minare la salute dello Zar stesso. Un amante del bere bene ma anche un uomo che viveva nella paranoia dell’assassinio.

Nel 1917 la rivoluzione di Ottobre in Russia e la deposizione dello Zar interruppero la produzione del Cristal, che riprese solo nel 1932 e, su intuizione di Camilla Orly Roederer, andrà alla conquista di un nuovo mercato di riferimento: gli Stati Uniti.

Da allora è cresciuta la sua fama, costruita anche da ulteriori evoluzioni, come la “regola dell’otto” (per il vero talvolta rotta da piccole modifiche): 8 anni sui lieviti, 8 grammi/litro il dosaggio, 8 mesi in bottiglia dopo la sboccatura prima della messa in commercio.

Ma veniamo a quello che tutti i presenti in sala (e non solo) desideravano, la degustazione, cominciata con il vino di ingresso della casa e con una loro recente novità, il Brut Nature, e conclusa con il loro Demisec. In mezzo 5 annate di Cristal tutte da scoprire.                                                                             

Louis Roederer Brut Premier. Apriamo le danze col prodotto d’ingresso, composto di un assemblaggio delle tre uve principali della Champagne, Pinot Noir, Chardonnay e Pinot Meunier. E’ nitida la parte fruttata, dalla pesca al mandarino, si avverte il dosaggio (9-10 grammi/litro), che lo rende cremoso al palato, con bolla integrata e di finezza rara per un prodotto di entrata. Sianmico il sorso, agrumato, fresco, innervato di sapidità gessosa nel finale. Grandissimo prodotto, un riferimento immancabile.

Brut Nature Starck 2009. Da vigneti selezionati nel comune di Cumières, condotti in biodinamica. Le uve per il 50% sono fermentate in legno, e non svolge mallolattica. Tiraggio a 5 atmosfere (invece delle classiche 6) e affinamento di 7 anni sur lie. Ovviamente, nessun dosaggio. Naso che apre su toni completamente distanti dal precedente. Tante sensazioni di lievito, da croissant alla frutta secca, poi svela note minerali e una fine nota ossidativa, figlia forse anche dell’annata piuttosto calda. Al palato si incontra uno champagne rigoroso e dritto, ma mai offensivo, la sua durezza di acidità e sale è smorzata da una bolla morbida e avvolgente, il sorso scorre ricco e chiude scuro, con accenni di frutti neri e ritorni su sensazioni di roccia. Vino gastronomico, di carattere, un grande esempio di Champagne non dosato, con un gioco di precisione tra le parti, che lo rende piacevole anche per i meno avvezzi alla tipologia.

Cristal 2004. (dosaggio 9gr/litro, 8 anni sur lie, 55% pn 45% ch, 25% affinato in legno, no mallolattica; annata intermedia). Arriviamo al nostro celebrato vino e si avverte chiara e forte la differenza. Qui abbiamo ovviamente più evoluzione, data dagli anni in bottiglia dopo la sboccatura, ma quell0 che colpisce è la completezza e la complessità. Note di agrumi arancioni, tante spezie (zenzero, cannella, vaniglia), piccoli frutti rossi, accenti fumè. Il sorso è intenso, diretto, succoso, ancora perfettamente sorretto dalla propria acidità, con bollicina finissima ma per nulla svanita e una fine salinità che si allarga in bocca nel finale.

Cristal 2006. (66%pn, 34% ch, 8 gr/l, 40% in legno; annata calda ma piovosa in vendemmia). Vino che si presenta subito più timido al naso, giocato più su agrumi gialli e accenni minerali. Sorso dall’acidità più pungente, meno polpa attorno. La bolla è ancora ben ricamata, ma il sapore svanisce prima in bocca, lasciando il ricordo di una versione molto più snella e leggermente sottotono.

Cristal 2007. (58% pn, 42% ch, 9gr/l; annata calda con piena maturazione delle uve). Qui il bicchiere si esprime più intenso al naso, con bei ricordi di bergamotto e zagare, spezie dolci accennate, bella nota minerale di roccia e gesso, che si traduce in bocca in una decisa sapidità, che riempie la bocca, smorzata solo da un’acidità dirompente quanto integrata, che si trascina succosità agrumata, rifinita da una bolla puntiforme davvero levigata. Potenza ed eleganza in egual misura, vino in bel momento espressivo e con ancora tanto potenziale evolutivo davanti.

Cristal 2009. Incppiamo in una bottiglia dal tappo sfortunato. Al netto del TCA si percepisce una materia innervata di freschezza, fine, giocata più sul frutto giallo e dalla bolla rotonda e cremosa. Per la cronaca apriamo una seconda bottiglia ma anche questa presenta problemi, forse maggiori, sempre imputabili alla conservazione/tappo.

Cristal 2008. (60% pn, 40% ch, 20% fa mallolattica, 20% affinato in legno, dosaggio 8 gr/l, 10 anni sur lie). E’ stata l’eccezionalità dell’annata a far operare specifiche scelte su questa versione, prima fra tutte il maggiore affinamento sui lieviti, che lo ha portato ad uscire dopo l’annata 2009. Onestamente ad oggi è uno Champagne che ad opinione mia (e di altri partecipanti) ha bisogno di qualche anno in bottiglia per esprimere il suo meglio. I suoi profumi sono ancora compressi, con belle impressioni di fori bianchi, agrumi, pietra spaccata e piccoli frutti rossi. Il sorso è rigoroso, dritto come un fuso, con un’acidità perentoria quanto integrata in una massa ricca di sapore, lungo nel ricordo ma ancora distante dall’aprire il suo ventaglio di complessità potenziale. D’altronde il Cristal è un vino che si presta bene ad attendere in bottiglia, come ci ha dimostrato anche l’annata 2004, oggi davvero al massimo della sua espressività.

Louis Roederer Carte Blanc Demisec. (40% pn, 40% ch, 20% pm, dosaggio 40-45gr/l, 3 anni sur lie). Anche in questa versione “dolce” l’acidità è viva, come il contrappunto salino. Assieme accompagnano un sorso dalla bolla cremosa e ricca di frutto, con un leggero accento ossidativo. Piacevole e saporito, si abbinerebbe facilmente anche a dolci a pasta lievitata.

Selosse – Exquise Demisec. Fuori programma della serata, un confronto sulla tipologia Demisec chiamando in causa un altro mito come Selosse (di cui avevamo già approfondito la gamma – link Selosse). Se per Roederer la cifrà è freschezza ed eleganza, per Selosse è opulenza e presenza scenica. Mai timido, si esprime su frutti tropicali, spezie piccanti, pietra focaia. In bocca è saporito, di agrumi, frutti esotici, lungo sapore, appagante, con bella freschezza e una bolla più impetuosa, meno precisa rispetto al precedente esempio. Il primo fatto per piacere indistintamente, il secondo per stupire e conquistare.

A fine serata quali certezze? Una è senz’altro la conferma del Brut Premier di Louis Roederer come vero passepartout per bere bene, spendendo il giusto, e portando nei calici un vero Champagne assolutamente non banale. Secondo, che il Cristal, al di là dello status symbol, è un prodotto di raffinata fattura, ma al contrario del Premier, che mantiene di anno in anno il suo profilo, è ben segnato dall’annata, e ne rispecchia le caratteristiche nel suo profilo organolettico. Per ogni prodotto è necessario conoscere per giudicare. Vale la pena spendere i soldi che costa per bere Cristal? Non lo so, ma per bere un vino come Cristal, si può solo comprare Cristal.

Matteo Carlucci

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