… e dal ‘Carro di Bacco’ che per l’ Italia, bella di vino maschere e amor si muove, s’ode un coro:
”Donne e giovinetti amanti, viva Bacco e viva Amore!
Ciascun suoni, balli e canti! Arda di dolcezza il core!
Non fatica, non dolore! Ciò c’ha esser, convien sia.
Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c’è certezza.”
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Ed ecco, Meo Patacca e Rugantino maschere romane che rappresentano il coraggio e la spavalderia tipica dei residenti del quartiere di Trastevere, il quartiere più popolare di Roma. Meo Patacca è il classico bullo, sfrontato e attaccabrighe, solitamente con una fionda in mano dove riesce a esser
e infallibile a centrare il bersaglio, ma comunque rimane generoso e di animo aperto . Il suo nome deriva da “Patacca” ovvero la paga del soldato. Rugantino, altrettanto strafottente e linguacciuto, in realtà è “un can che abbaia ma non morde”, spesso minaccia le persone e poi le prende! E’ celebre la sua frase :” Me n’ha date tante, ma tante quante je n’ho dette!” . Insieme a tavola con un piatto di frutti di mare degustando un buon Frascati Superiore Docg magari nella versione Riserva per essere anche noi spudorati, un vino a base di malvasia ma in versione secco, che ci inebria con i suoi sentori aromatici e ci delizia al palato.
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Pulcinella è forse la maschera Napoletana più antica e conosciuta. Pulcinella si adatta ad ogni ruolo da mercante a truffatore pur di guadagnare qualche soldo in fondo è però anche un credulone ed incapace di mantenere il minimo segreto. Proprio per la sua versatilità e per la sua notorietà molti artisti ne hanno interpretato il personaggio o hanno fatto in modo che ne entrasse a far parte nelle loro canzoni. Tra i più noti e recenti interpreti ricordiamo il grandi Massimo Troisi nel film di Ettore Scola “Il viaggio di Capitan Fracassa”, ma anche i cantanti come Massimo Ranieri ne interpretò il personaggio e Pino Daniele ne canto una canzone nell’album “Terra Mia”. Con una pizza Margherita e un Falerno del Massico Doc, a base di Aglianico e Piedirosso ci accomodiamo sulla poltrona ad ammirare le mille evoluzioni di Pulcinella.
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Dalla Sicilia arriva Beppe Nappa, con il tipico carattere sornione meridionale e anche un pò fannullone. L’unico stimolo che lo forza a muoversi è la fame insaziabile che lo conduce a ronzare intorno alla cucina, annusandone deliziato i profumi. E’ il cibo la sua sola passione. Ma nonostante il suo fare da finto tonto e il suo aspetto dismesso, è comunque una persona agile. Il suo nome deriva da “nappa”, “toppa” in siciliano. È la maschera simbolo del carnevale di Sciacca.Pensando al grande vulcano che dorme, abbino Beppe Nappa ai grandi vini dell’Etna sia rossi che bianchi, che al loro assaggio donano eleganza e finezza al naso e una agilità scattante alla bocca!
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In occasione del Carnevale, in alcune zone della Sardegna, si svolge la lenta e danzata processione dei Mamutones. Il volto è coperto da una tipica maschera nera intagliata nel legno. Il loro costume è composto dal corpetto rosso, completato da calzoni bianchi. Rappresentano pastori e contadini che indossano inoltre un mazzo di campanacci di bue al dorso e sognagli appesi al collo, che ad ogni passo suonano.Con un buon Cannonau balliamo, suoniamo e scorraziano per i paesi. Un vino che dona sentori speziati e ricco di struttura, ben stimato dallo scrittore D’Annunzio, da abbinare ai formaggi stagionati della regione, perché se vuoi essere un bravo pastore Mamutons sicuramente un pezzetto di formaggio e un pò di vino non ti deve mancare.
Da nord a sud una sfilata di cultura, cibo e vino.
Con mille altre maschere la nostra Italia è viva e giocosa, ricca di tradizioni, e per questo il nostro è, e sarà sempre ‘il Bel Paese’.
Buon carnevale a tutti
Ivana di Sommelierdellasera